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diretto da Romano Luperini

La letteratura giovanile a scuola: una questione aperta

Raccontare

I viaggi in treno, si sa, sono noiosi, a maggior ragione se ti tocca farli in compagnia di tuo fratello e di una vecchia zia, rigida e petulante. Questa è la situazione in cui si ritrovano i protagonisti de “il viaggiatore”, un bel racconto di Saki che così chiosa: sia la zia sia i bambini erano loquaci in maniera ossessiva e persistente che ricordava l’ostinazione delle mosche quando continuano a posarsi su un piatto nonostante ogni tentativo per scacciarle. Non trovando altro modo per far star buoni i bambini, la zia propone una fiaba, ma la storia non decolla, le domande dei bambini si fanno incalzanti, è tutto un fiorire di perché, per come, che noia. La storia della zia è priva di inventiva, noiosa oltre ogni immaginazione e parla di una bambina buona che grazie alla sua bontà diventa amica di tutti quelli che trova e che alla fine è salvata da una schiera di ammiratori della sua forza morale.

Il viaggiatore presente nel vagone, scocciato più dalla storia che dalle proteste dei piccoli, si offre di sostituire la zia e inizia a narrare di una bimba, Bertha, bella e buona; poi, di fronte allo sbadiglio e alle rimostranze, ecco che tira fuori un era orribilmente buona. L’avverbio attrae subito i bambini e più ancora fa il resto della storia: il principe che sceglie di mettere maialini invece che fiori nel giardino, le mucche che vengono cacciate e infine la comparsa del lupo, attirato dal profumo di Bertha:

“Di che colore era?” chiesero i bambini.

“Color fango dappertutto, ma la lingua era nera e gli occhi grigi pallidi brillavano di ferocia inimmaginabile.”

Bertha riesce a nascondersi, sembra farla franca, ma poi, a un suo brusco movimento, le medaglie vinte per la bontà tintinnano e richiamano l’attenzione del lupo che si gettò nel cespuglio con gli occhi grigio pallido che scintillava di ferocia ed esultanza, afferrò Bertha, la trascinò fuori e la divorò fino all’ultimo boccone. Tutto quello che restò di lei furono le scarpe, qualche brandello di stoffa e le tre medaglie della bontà”.

So che molti adulti saranno ora saltati sulle sedie, allenati da anni e anni di ricerca della morale nelle storie: insomma, una bambina divorate proprio perché estremamente buona, non si può sentire! Infatti, la zia sbotta: E’ una storia sconveniente! E raccontarla lei a dei bambini! Lei ha minato gli effetti di anni di educazione”.

Del tutto diverso il parere dei bambini “E’ l’unica storia bella che abbia mai sentito” disse Cybil.

Saki in un racconto mette il dito nella piaga: una storia deve raccontare, interessare, colpire quindi, forse, insegna perché apre ad altre possibilità. Se una storia è costruita dichiaratamente per insegnare, per educare, per indicare la strada giusta da seguire resterà una storia che dopo due minuti avevo già smesso di ascoltarla, tanto era stupida come direbbe Cybil, la protagonista del racconto di Saki.

I migliori libri per ragazzi e ragazzi raccontano la vita nella sua complessità e nella sua irrazionalità, non temendo nulla e valorizzando al massimo la dimensione letteraria, la qualità della scrittura. Gli scrittori per ragazzi hanno una grande capacità di immedesimazione: non si tratta, infatti, dell’adulto che riflette sul passato, lo osserva da fuori come esperienza ormai superata; gli autori e le autrici assumono il punto di vista del bambino o del ragazzo che sono stati e da lì provano a narrare. Ma realizzano una visione strabica: se scrivere per questo pubblico richiede una grande capacità di immedesimazione, l’identificazione totale non è possibile perché l’adulto conserva una parte irrinunciabile del suo punto di vista, garantendo quell’alterità che è caratteristica fondante della letteratura. La forza dei grandi libri per ragazzi, rivolti a quella stagione che va dall’infanzia alla preadolescenza, sta qui: il lettore riesce a immedesimarsi, la realtà di cui si parla è quella che vive, ma il fatto che il narratore sia un adulto gli permette di ampliare e dilatare le esperienze di vita e incontrare una scrittura compiuta e ricercata. Non è un caso che nel testo di Saki lo scarto dell’attenzione di bambini non sia segnato dalla trama avvincente ma da “orribilmente buono”: i testi per ragazzi che non finiscono nel dimenticatoio sono tutti caratterizzati da una lingua ricca, dinamica e plastica, come ad esempio Harry Potter, Il castello errante di Howl, la Bussola d’oro per citare i primi tre romanzi fantasy che mi sono veduti in mente.

Se i libri sono specchi e finestre, specchi perché possiamo rifletterci e finestre perché allargano il nostro sguardo sul mondo, quelli che si rivolgono ai ragazzi e alle ragazze sono bussole preziose anche per noi adulti che li leggiamo, come dicono bene i ragazzi e le ragazze di Mare di libri (evento sulla lettura che ogni anno raccoglie moltissimi ragazzi della scuola secondaria di secondo grado):

Sapete qual è, secondo noi, l’unico vero problema della narrativa per ragazzi? Che troppo spesso gli adulti non la leggono. E non leggendola, non conoscendola, non possono parlarne con noi. L’errore più grave è appiccicare etichette alle diverse letterature e chiuderle in compartimenti stagni.

(Le ragazze e i ragazzi di Mare di Libri, in “Ci piace leggere!”, Add Editore.)

Parlare di letteratura per ragazzi non è un affare semplice perché da sempre essa deve fare i conti con il pregiudizio che, al pari di quello che succede con la letteratura popolare, la etichetta al più come: letteratura minore, divertissement per l’infanzia, lettura poco seria e facile, momento di egocentrismo, paccottiglia editoriale, testi senza alcuna ricerca stilistica. I precedenti sono illustri, già Benedetto Croce la criticava perché troppo spesso povera di forma dal momento si rivolge agli incolti e troppo imparentata con la “musa bonaria” della pedagogia.

Fortunatamente, a partire dai lavori pionieristici di Antonio Faeti e Silvana De Bernardis, grazie agli studi di Silvia Blezza Pincherle, Giorgia Grilli, Emy Baseghi, Marnie Campagnaro, Pietro Boero ma soprattutto grazie a un movimento nato dal basso nelle scuole del primo ciclo soprattutto, l’interesse per la letteratura per ragazzi cresce e sono maturi i tempi perché venga presa seriamente in considerazione anche nella formazione dei docenti. Creare le condizioni perché questa letteratura entri nei programmi di studio dei futuri docenti di lettere significa anche mettere l’accento sulla lettura, sui lettori e sui libri, sulla storia dell’editoria e del costume: si pensi ad esempio a quando una rivista come il Corriere del Piccoli (1908-1996) ha significato per emancipare la letteratura per ragazzi dalla patina edificante e didattica tipica dell’Ottocento.

Studiare letteratura per l’infanzia è, dunque, anche preoccuparsi di come siano cambiate l’idea dell’infanzia e adolescenza, i temi e i modelli di riferimento, significa interrogarsi sui ragazzi e le ragazze partendo dal loro immaginario. E, ragionando da docente, chiedersi quali testi possano e debbano essere letti per favorire crescere lettori.

Insegnare, quindi leggere e studiare letteratura giovanile

Quando iniziai a insegnare avevo un’ottima preparazione sulla letteratura italiana e latina, con alcuni picchi su alcuni autori e qualche zona oscura, ma in genere potevo dire che almeno livello delle conoscenze sarei riuscita a cavarmela in qualsiasi triennio di scuola superiore. Mi capitarono, invece, le scuole secondarie di primo grado e mi fu subito chiaro che avevo l’occasione per insegnare a leggere e a scrivere, per provare a costruire lettori e scrittori, persone cioè consapevoli di quello che scrivono e di ciò che leggono. Solitamente quando si parla di lettura a scuola si inizia dai testi, da cosa leggere, raramente si parla della specificità degli alunni rispetto all’età. Gli studenti e le studentesse sono un pubblico ampio eterogeneo che, nella prassi comune, a scuola non sceglie cosa leggere; si tratta quindi di una specie diversa di lettore che cresce nel tempo e di ciò si deve tener conto. Se ai due poli ci sono il lettore professionista, che è in grado di comprendere l’opera e connetterla con il suo immaginario, e il lettore comune, che premia gli autori in grado di identificarsi a vari livelli con i propri interlocutori; il lettore scolastico è una sorta di unicum cui spesso fin dall’inizio chiediamo di essere professionista senza prima di essere diventato lettore, cui chiediamo di ripetere quello che si dice intorno all’opera senza che ne abbia fatto vera esperienza di lettura profonda, cui chiediamo di essere tecnico della letteratura senza preoccuparci se è diventato lettore. Questo era esattamente ciò che non volevo accadesse: i miei studenti erano all’inizio della loro avventura nella comprensione, avevo bisogno di farla crescere e sostenerla perché poi fossero pronti ad affrontare testi via via più complessi. Se volevo aiutare a costruire lettori dovevo munirmi di libri, e qui nasceva il primo problema: non avevo la minima idea di cosa leggessero i ragazzi, ignoravo completamente gli sviluppi dell’editoria per ragazzi da quando io avevo smesso di leggere libri di quel tipo, il che era avvenuto molto presto perché non ce ne erano; nessuno me ne aveva mai parlato, nemmeno alla scuola di specializzazione. Nel percorso degli studenti di lettere non c’era (e credo non ci sia nemmeno ora) alcun momento in cui approfondire i testi, i temi e i modelli della letteratura per ragazzi, interrogarsi sull’esistenza o meno di un canone, di alcuni irrinunciabili, vagliare le differenze che esistono tra la narrazione per ragazzi nel nord Europa, in Italia, in America, oppure ragionare sull’editoria e sul libro come oggetto. E nel percorso di formazione per futuri insegnanti o per insegnanti nell’anno di prova manca totalmente qualsiasi riflessione sulle caratteristiche dei preadolescenti, su come si debba insegnare loro e sulle letture da proporre. Ancora forte mi pare l’idea che insegnare italiano in qualsiasi ordine sia principalmente insegnare letteratura classica, d’autore, il resto è intermezzo e attesa, ma non è e non è può essere così.

Ma torniamo a quella prima classe, tredici/quattordicenni, dell’anno scolastico 2003/04 con cui volevo leggere e allora provai con i libri che per me erano stati una folgorazione: “Il barone rampante “ e “Il sentiero dei nidi di ragno” la delusione mi brucia ancora, i libri che per me erano stati la rivelazione ai miei studenti parevano noiosi e incomprensibili, per loro era semplicemente troppo presto o forse non avevo ancora trovato la chiave per porgerli, anni dopo li avrebbero apprezzati e compresi (e sia chiaro, vanno letti). Certo, avrei potuto bollare i miei studenti come ignoranti, appellarmi alla degradazione dei costumi e via dicendo: ho scelto di ragionarci su e di provare a capire cosa fosse cambiato in quei vent’anni in cui mi ero accorta solo di Harry Potter (anno 1998 e sì l’ho divorato e atteso di anno in anno), ma anche di prendere in mano in una prospettiva diacronica lo sviluppo e il senso della letteratura per l’infanzia. Così ho iniziato a leggere e a costruirmi una mia personale idea di canone di letteratura per ragazzi. Non è stato facile perché si è trattato di entrare in un modo di narrare che non mi apparteneva più, ho dovuto cambiare lo sguardo: confesso che inizialmente ho iniziato a leggere pensando a cosa sarebbe piaciuto ai miei studenti poi piano piano, grazie anche ai libri che trovate in bibliografia alla fine dell’articolo, ho affinato lo sguardo e imparato a riconoscere caratteristiche e qualità. Il resto lo ha fatto la condivisione e la riflessione con sempre più docenti che sentono forte l’esigenza di lavorare sulla lettura in classe e sulla comprensione condividendo esperienze di lettura, strategie di comprensione, ma anche autori e titoli. Lavorare sulla letteratura in classe ha, però, anche significato mettere libri a disposizione dei miei studenti e delle mie studentesse e far sì che fossero anche loro a consigliarmi e a guidarmi nella ricerca.

E dunque?

Credo che per chiunque voglia insegnare lettere con i preadolescenti sia necessario conoscere ogni forma di narrazione e a maggior ragione quella per ragazzi, la sua storia, i suoi libri i suoi autori e la sua qualità estetica: è fondamentale saper riconoscere i buoni libri in un mercato che cresce di giorni in giorno visto che i lettori forti di questo paese hanno meno di quindici anni.

Alla facile obiezione che in questo modo priveremmo i ragazzi del piacere di scoprire da soli libri e che la scuola deve occuparsi solamente di testi che i ragazzi non potrebbero leggere da soli, rispondo che è necessario fare dei distinguo in base all’età, al grado di maturazione e all’abitudine alla lettura: se è vero con gli studenti più grandi che sono quasi alla fine del loro percorso di lettori a scuola, meno lo è con chi si trova all’inizio con cui è necessario dosare tante modalità di lettura diverse.  Come scriveva Spinazzola, se tutti abbiamo il desiderio di arricchire la nostra esperienza di vita con prodotti dell’immaginazione, oggi la pagina scritta ha attese secondarie rispetto alla musica, al cinema, alle serie tv ai video e, aggiungo io, ai social (che sono un gigantesco contenitore di storie non mediate, non dimentichiamolo). Il libro non è più (se mai lo è stato) il veicolo principale dell’immaginazione e difficilmente si nasce lettori senza stimoli, abitudine e possibilità di scelte, di conseguenza la strada per diventare lettori può diventare lunga e tortuosa soprattutto per chi non è circondato di libri in casa. Quindi per costruire lettori è necessario immergere ragazzi e ragazzi in molte esperienze di lettura in cui accanto alla letteratura classica d’autore si affianchi una letteratura che è pensata per questa fascia d’età.

La letteratura e noi si propone nei prossimi mesi di affrontare questo vasto ambito e provare a fornire ai docenti una bussola per muoversi all’interno della letteratura giovanile. Presenteremo romanzi classici, il contesto culturale e sociale in cui nascono, le differenze rispetto a oggi e i motivi per cui il loro messaggio può essere universale. Accanto a testi riconosciuti nel canone della letteratura per ragazzi (con un’attenzione particolare al fenomeno dei libri che non nacquero come libri per ragazzi, ma lo diventarono), proveremo a orientarci tra testi considerati ormai quasi alla stregua di classici, opere vicine nel tempo ma ormai affermatisi nell’immaginario, e  testi contemporanei che si segnalano per la ricerca letteraria, la qualità di scrittura e la capacità di “non annoiare”, per riprendere la caratteristica vincente della storia del racconto di Saki.

La serie non ha ovviamente la pretesa di essere onnicomprensiva o di costituire l’unico modello accessibili, ma di aprire al dibattito e alla discussione.

Per iniziare a ragionare di letteratura giovanile ecco alcuni dei testi che mi sono stati fondamentali per colmare le mie lacune:

A.Faeti Diamanti in cantina, come leggere la letteratura per ragazzi, Bompiani 2001

P. Boero – C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, Laterza 2009

A.Faeti, Gli amici ritrovati, tra le righe dei grandi romanzi per ragazzi, BUR 2010

E. Beseghi e G. Grilli, La letteratura invisibile, infanzia e libri per bambini, Carocci 2011

G. Grilli Libri nella giungla, orientarsi nell’editoria per ragazzi, Carocci 2012

M. Campagnaro, Le terre della fantasia. Leggere la letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, Donzelli 2014

S. Barsotti – L. Cantatori, Letteratura per l’infanzia, forme temi e simboli del contemporaneo, Carocci 2019

A.Chambers, L’età sospesa, Equilibri2020

A.Nobile, Storia della letteratura giovanile dal 1945 ad oggi, Scholè 2020

S. Blezza Picherle Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Una narrativa per crescere e formarsi, QuiEdit 2020.

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