Libreria Nina. Inchiesta Librerie Indipendenti/1
A partire da oggi ospiteremo una serie di interviste a librai indipendenti italiani. Ci auguriamo che i nostri lettori possano apprezzarla.
A cura di Morena Marsilio
Via Mazzini 54, Pietrasanta (LU)
Tel 058470060 – 3498643700 info@ninalibreria.it
- Fondare una libreria indipendente oggi è un atto temerario. Quali sono state per voi le ragioni che vi hanno spinto ad iniziare e come avete scelto l’area o il luogo in cui dar vita a questa attività?
Abbiamo iniziato per amore dei libri. Quasi subito abbiamo capito che l’amore per i libri è requisito necessario (e da coltivare, perché se si smette di leggere bisogna cambiare mestiere) ma non sufficiente. Il luogo non lo abbiamo scelto, abbiamo colto un’occasione fortunata. Abbiamo iniziato ad amare questa città che non era la nostra, che è bella e difficile. Reagisce alle iniziative culturali con entusiasmo o talvolta con indifferenza senza che sia facilissimo per noi – dopo undici anni – capirne i motivi. La presenza dei turisti è indubbiamente una ricchezza inestimabile ma richiederebbe anche di essere più generalisti ed è una cosa che non possiamo né vogliamo permetterci. Pur considerando pericoloso e controproducente (oltreché sbagliato) un atteggiamento censorio nei confronti della letteratura più commerciale, il motivo per cui continuiamo ad esistere è ciò che proponiamo, che non può prescindere dal gusto dei librai, che non deve essere imposto – o proposto con spocchia – ma deve essere ben visibile. La presenza turistica, massiccia in estate, è ovviamente una ricchezza, ma ha conseguenze pesanti sui costi di gestione: un comune “di lusso” si paga salato. I temporary store che fioriscono in estate rappresentano a nostro avviso una forma di concorrenza sleale che andrebbe scoraggiata, e un indubbio svilimento del tessuto commerciale come rete sociale.
- Case editrici, tematiche, generi letterari: praticate delle scelte elettive in questi campi? Da che criteri e progetti sono guidate?
Una libreria indipendente che non sceglie – o che sceglie in base a criteri bislacchi – non ha ormai alcun senso. E’ lì che ci si gioca tutto. Su internet c’è tutto, in libreria no. Può essere la nostra debolezza o la nostra ricchezza se siamo capaci di spiegare perché, e se la nostra selezione è percepita come un aiuto e non come un limite, o un’imposizione. La quantità di libri che escono annualmente è priva di ogni senso logico. Con un’immagine un po’ barocca si potrebbe dire che noi siamo la freccia di Cupido tra il lettore e le storie, sconosciuti nella folla. Noi siamo l’agenzia matrimoniale. La suddivisione per generi è uno strumento utile, ma non assoluto: i gialli Sellerio sono a scaffale con gli altri Sellerio, perché lì il marchio vince sul genere. I libri Sellerio sono letteratura e basta, e i lettori lo sanno. Alcuni generi che riteniamo assurdi logici, come la cosiddetta letteratura femminile, non li trattiamo. I libri belli scritti da scrittori di ogni sesso, che parlino di donne o di uomini, sono invece i benvenuti. Abbiamo poi uno spazio bambini, che cerchiamo di gestire con cura, perché i bambini sono i lettori più importanti. Anche qui le suddivisioni (per età e soprattutto per genere) sono uno strumento da trattare con molta cautela: un libro è un libro, e i lettori a tutte le età vanno certamente indirizzati ma non costretti.
- Incontri con autori, corsi di lingua, attività di animazione: quali attività, oltre alla vendita libraria, promuovete e quale vi sembra essere, oggi, il loro impatto?
Gli incontri con autori sono un fiore all’occhiello della libreria – in undici anni abbiamo avuto davvero una quantità impressionante di ottimi scrittori come ospiti – e una spina nel fianco: gli editori, specialmente i grossi, sono sempre meno interessati a questa forma di promozione (che però avrebbe un valore anche umano che prescinde dalla promozione, in teoria) a favore di nuove professionalità, talvolta un po’ fumose, come book influencer e simili. Le presentazioni sono quasi sempre sulle spalle degli autori e delle librerie, sia dal punto di vista economico che organizzativo. Inoltre la presentazione “classica” è da tempo oggetto di un fuoco incrociato che la vede come forma obsoleta. Noi crediamo che come al solito il problema sia il “come”: un incontro vero, in cui si parlino persone che si incontrano intorno a un’opera, senza particolare interesse per sfoggi di preparazione o fiere dell’ego, per spiegare senza svelare, per creare connessioni tra libri e scrittori, che sia basato sul rispetto e sulla simpatia tra attori diversi di una stessa filiera ma soprattutto tra appassionati curiosi. Crediamo che questa modalità sia importante, preziosa e non archiviabile. Tuttavia sappiamo quanto è difficile prevedere il buon esito di un incontro dal punto di vista della partecipazione: paradossalmente è più facile consigliare un libro (che si paga) che non un incontro con un autore non ancora conosciuto (che non si paga): questo è un mistero di difficile comprensione.
Da qualche anno ospitiamo un gruppo di lettura autogestito, e più recentemente siamo partiti con dei gruppi di lettura tematici gestiti dai librai, in cui si partecipa già sapendo che libri verranno letti di mese in mese (il romanzo storico, il romanzo di formazione, ecc.), con un discreto successo. Siamo ovviamente aperti a ogni altra forma di collaborazione “sensata” rispetto al luogo: le letture animate con i bambini, per esempio, sono sempre una bellissima boccata d’ossigeno.
- Come si configura oggi il rapporto di una libreria indipendente con le grandi catene distributive?
Se parliamo di librerie di catena, il rapporto può essere anche proficuo, perché consente un’offerta differenziata e complementare. Ovviamente a parità di condizioni: la legge sugli sconti è un esempio virtuoso che mutuiamo da paesi in cui si legge molto di più; speriamo vada in porto e consenta un abbassamento dei prezzi di copertina per tutti e una vera concorrenza virtuosa sull’offerta commerciale e culturale, oltreché sul servizio. Certo è assurdo che le librerie di catena aprano sempre dove c’è già un’offerta da “infastidire”, quando l’Italia è piena di aree completamente prive di librerie. Solitamente un posto senza librerie è per il libraio indipendente “terra di missione”, ossia una sfida stimolante, mentre per la catena è terra di nessuno.
Se invece parliamo dei grandi editori in quanto distributori, il nostro rapporto è il peggiore possibile, e non certo per colpa nostra.
- Il libraio indipendente come critico e come mediatore culturale. Con quali letture e quali strumenti stabilite un dialogo con il vostro pubblico e a che tipo di lettori vi rivolgete?
Il critico ed il mediatore culturale sono professionalità specifiche. Noi siamo prima di tutto commercianti. Il nostro modo di essere commercianti, però, non può prescindere da cosa vendiamo: dobbiamo essere lettori forti e curiosi, anche nei confronti dei lettori diversi da noi. Dai clienti si impara molto. Non è una questione di opportunità ma proprio una conseguenza oggettiva dell’impossibilità di avere una preparazione anche solo media su tutto o quasi tutto. Però quello che non si sa lo si può imparare. Anche nell’esperienza dei gruppi di lettura tematici il ruolo del libraio è nella scelta dei percorsi e dei titoli e nella proposta di chiavi di lettura, ma i gruppi sono poi paritari: l’opinione del libraio è una delle opinioni, perché i lettori alla fine sono tutti uguali e tutti hanno qualcosa da insegnare e da imparare.
- La vita media di un libro è, nel mercato odierno, sempre più breve. Avete un catalogo permanente, scaffali dedicati a autori che giudicate intoccabili?
Certo. Da noi le novità tirano meno che nelle catene – ma guai a pensare di non dover stare sul pezzo, ovviamente. Però novità e catalogo convivono in un equilibrio che ha anche un senso “etico”. I libri sono oggetti lenti, che aspettano e insegnano a saper aspettare. Anche come lettori crediamo sia sano alternare classico e contemporaneo, perché la ricchezza di chi ama le storie è proprio quella di pensarsi come un cittadino consapevole che ha a cuore il proprio futuro ma anche la storia da cui proviene. Stare con due piedi nel contemporaneo, grazie alla letteratura (fiction compresa) che ci aiuta a capirlo (o a non capirlo più, insinuandoci dubbi salutari) è solo una faccia del lettore, che ha anche due piedi nel passato e due nel futuro. Una specie di piovra, insomma.
- Qual è a vostro avviso “l’acerrimo nemico” dell’editoria indipendente oggi?
Non è Amazon. Amazon è un concorrente spietato, nei confronti dei quali la legislazione anche sovranazionale deve imporsi con forza. Ma il vero nemico dell’editoria e delle librerie in dipendenti è la distribuzione. Un sistema assurdo, inefficiente e fuori dal tempo, gestito in monopolio dagli stessi grandi editori, che di fatto tenta costantemente di metterci fuori dal mercato, creando problemi o evitando di risolverli. I nostri clienti non ne hanno spesso idea, ma è quella la nostra vera resistenza.
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