Letteratura per giovani adulti – Un Bilancio
Dodici autori, italiani e stranieri, intervistati seguendo lo stesso schema di domande offrono un’interessante occasione statistica che aiuta a predisporre un bilancio. La provenienza scolastica, bibliotecaria, educativa di molti di loro (Nanetti, Friot, Chambers, De Ros, Ferrara, Celia Rees, Murail) è, a mio avviso, la scaturigine della loro arte del narrare. Sono consapevoli di frequentare, se possiamo dirlo, un genere, e propriamente quello del romanzo di formazione: le loro dichiarazioni a tal proposito sono esplicite. La vicinanza ai ragazzi e agli adolescenti può far nascere un sentimento amoroso, qualcuno ha parlato addirittura di eros e insegnamento. A me, ex insegnante elementare, piace riprendere il termine “benevolenza” che traduco da Bernard Friot: una volta ha affermato, infatti, che per insegnare si dovrebbe almeno partire da un atteggiamento di benevolenza. Chambers arriva a dire di aver voluto scrivere per loro per facilitare un loro avvicinamento ai libri, per far nascere una consuetudine.
Due autrici provengono dal mondo editoriale, Predicatori e Bonfiglioli, e mentre la prima non sembra aver preso la decisione a priori di scrivere per gli adolescenti, racconta di aver avuto una storia in testa (Inverno a Zerolandia) che poi è stata accolta come romanzo per “Young Adult”. Del resto l’autrice ha delineato una bella figura di adolescente nel suo ultimo romanzo – Come la luce nei sogni – romanzo per adulti pubblicato da Bompiani nel 2018.
Bonfiglioli ha fatto una scelta precisa e la argomenta: “I ragazzi tra i 14 e i 19 sono la parte di umanità che preferisco e con cui mi sento più affine, per l’ampiezza estrema del loro sentire, senza compromessi, e per il bisogno che hanno di innamorarsi del bello, del futuro, di tutto”.
I temi
I temi più ricorrenti frequentati dagli autori sono canonici: crescita, relazioni interpersonali, identità, accettazione dell’altro, amore, libertà, presa di coscienza di sé, passaggio infanzia età adulta, amicizia, rispetto. Alvisi dice che si è accorta solo dopo diversi romanzi messi in fila di aver frequentato il tema della famiglia senza fare sconti agli adulti, di aver cercato personaggi coraggiosi che fanno i conti con le proprie paure e maturano scelte importanti. Friot non sembra amare tanto i temi quanto piuttosto le storie: “Non mi preoccupo del significato di queste storie. Non è il mio compito di scrittore di interpretare le storie che scrivo, è il compito del lettore, che ha anche la totale libertà di interpretare i testi come gli piace e come gli serve”.
Ferrara allude al difficile mestiere di vivere in condizioni in cui la vita si presenta al massimo della sua durezza e sintetizza: “Provo insomma a riorganizzare la speranza”, per imparare ad attraversare il dolore e a far fronte alla vita complicata che ti pone davanti molti ostacoli.
Scoperta di sé, libertà, morte come tema “della nostra finitezza, madre di tutte le nostre angosce, presente come dolore e come stupore”, sono i temi di Predicatori. Non funziona per temi astratti il modo di pensare di Rees, che predilige personaggi femminili forti, eroine e non vittime.
Gatti scrive di paura, “cerco quella luce nel buio, il superamento di un limite, una nuova consapevolezza, anche quando la storia non ha un finale positivo e non c’è una risoluzione certa”. Non cerca temi Murail, e considera ogni romanzo per ragazzi o per giovani adulti un romanzo di formazione. Greppi è interessato piuttosto a stimolare l’attenzione del lettore al fine di sollecitare lo spirito critico, la disobbedienza quando è necessaria, l’andare controcorrente, se la corrente va verso il baratro.
Adolescenza di ieri e di oggi
È venuto meno il controllo sociale e familiare sulle relazioni fra i sessi, osserva Nanetti; innamorarsi per la prima volta accomuna ogni generazione, dice Chambers e anche lui sottolinea quanto i giovani siano “sessualmente molto più attivi”. Lo scrittore inglese accenna anche a sottofondi ansiogeni che nei giovani possono portare a disagi molto più presenti di un tempo e che si manifestano sotto forma di anoressia, bulimia, autolesionismo, depressione.
Oggi i ragazzi hanno accesso a molte più informazioni, viaggiano molto di più. La letteratura dovrebbe tener conto di questo, conclude Chambers. Alvisi parla di società liquida, di poche certezze, di ragazzi falsamente protetti. In ogni intervento irrompe il ruolo della tecnologia. Friot non ha idee precise in proposito, e mette una lente davanti al suo cuore per farlo capire a noi lettori “Non ho un ricordo molto gradevole della mia adolescenza che ho raccontato (in parte) nel libro Un altro me (Topipittori)”. Predicatori sembra andare in coppia con Friot. “I nodi dell’adolescenza sono gli stessi, ma molto è cambiato”. L’autrice accenna ad un’analisi di lungo periodo partendo dal secondo dopoguerra, al tempo in cui si guardava al futuro con senso di fiducia: “la società dei consumi cominciava a blandirci in tutti i modi e crescere sembrava una sfida. Oggi il Novecento è il ricordo di un ricordo, la crisi ci ha fatto risvegliare in un mondo diverso, molto più duro – non che la vita sia mai stata semplice, questo no – ma è quello in cui vivono i nostri ragazzi e con cui devono fare i conti. A volte ho l’impressione che nel loro essere giovani ci si spesso un’ombra, una scontentezza e una paura di fondo che poi emergono in mille modi. Vivono circondati da sogni in una società che poi concede loro molto poco”.
Formazione letteraria e modelli
La formazione letteraria di Angela Nanetti è l’esempio che ogni pedagogista quale io sono vorrebbe vedere nei programmi scolastici e offre l’opportunità di immaginare un classico percorso che va dal basso di qualità (La scala d’oro), salendo in età e in letture, dalla letteratura americana del Novecento, ai russi dell’Ottocento, poi gli inglesi, gli italiani. E per quanto riguarda i modelli l’autrice non ne riconosce, tesa a costruire la propria identità letteraria, “ma certamente Italo Calvino è stato all’inizio un modello di lingua e di stile, per la limpidezza e la precisione della lingua, per l’ironia e la leggerezza sulla pagina”.
Da Ros considera Natalia Ginzburg un faro per lo stile, modello irraggiungibile, unico. Friot non fa distinzione di Alto e Basso, servono tutti i libri, dagli albi illustrati ai fumetti, ai libri di cucina. Ferrara riconosce in Mark Twain il suo riferimento principe: “Il primo autore che fa parlare un adolescente proprio come parla un adolescente, turpiloquio e slang compresi”.
Bonfiglioli, dal punto di vista narratologico, è affascinata dagli autori francesi: “mai banali”, e si sente affine allo stile dei modernisti inglesi. Predicatori ha cominciato con ciò che ha trovato in casa: Calvino, Fenoglio, Ginzburg, Pavese, Stern. Avendo poi lavorato in una libreria ha avuto modo di annusare e scegliere: “Come scriveva Gallego: “I libri sono uomini” e mi hanno impegnato in una riflessione continua”.
Rees è la sola a citare tanti autori che hanno scritto per giovani adulti, specie americani e inglesi. Sono autori che noi librai di un tempo abbiamo letto con grande passione: Robert Cormier, Judy Blume, Penelope Lively, Philippa Pearce, solo per citarne alcuni. Gatti si sente attualmente molto attratta dalla scrittura degli autori del Nord Europa: Guus Kuijer, Sjoerd Kuyper, Maria Parr, “per la leggerezza con cui affrontano temi importanti e per l’occhio e la penna libera, scanzonata e poetica con cui guardano e scrivono di bambini e adolescenti, così autentici proprio perché si presentano apparentemente senza la mediazione dell’adulto. Per Murail la rivelazione è Dickens, con lui, a diciassette anni ha riso e pianto. Greppi è stato salgariano, poi ha letto Tolkien e tanti classici. Oggi legge di tutto, letteratura e apprezza molto i fumetti, in particolare il fumetto d’autore, da Pratt a Spiegelman, da Gipi a Zerocalcare.
Disaffezione alla lettura
Quello della disaffezione alla lettura è un tema dibattuto da sempre, e sempre uguali sono i rimedi proposti da chi lettore è diventato ed è persino diventato scrittore. Prendiamo la semplice verità che ci ricorda Paola Predicatori: “La lettura è come la bicicletta: occorre prima qualcuno che te la compri e che poi abbia la pazienza di stare con te mentre fai i primi tentativi, che ti accompagni dopo, quando sei già più esperto. Bisogna leggere insieme ai ragazzi, e alla fine qualche seme cresce”.
Friot non è pessimista, sottolinea che l’editoria è in crescita, vuol dire che ci sono ragazzi che leggono. Ci sono tante librerie, biblioteche, tanti che fanno un gran lavoro. Altri sono i problemi: “Quello che mi preoccupa sono le disuguaglianze culturali e sociali che fanno sì che la lettura sembra molto lontana a tanti ragazzi”. Murail non ne vuol sentir parlare, tanto impegnata ad incontrare lettori in Francia e nei paesi dove è tradotta, ricorda che sono gli adulti i più forti non-lettori.
Chambers è fra gli autori intervistati quello che ha più lavorato su questo tema. Già nel 1969 aveva pubblicato The Reclutant Reader, per continuare con Il Lettore Infinito e Siamo Quello Che Leggiamo, pubblicati in Italia da Equilibri. Greppi chiude questa provvisoria rassegna con un dato Istat che ci dice che la fascia di età in cui si legge di più è quella tra i 15 e i 17 anni. Sono lettori che cercano contenuti culturali in tutti i linguaggi, dalla serialità televisiva, di grande qualità, ai fumetti, dalle biografie ai video giochi, dalle biografie alle immagini di Istagram.
In un saggio del 1984, Il lettore ostinato, Antonio Faeti aveva posto il libro, medium fra i media, parlava di catena multimediale. Sapeva, come sappiamo tutti, che il lettore forte, va al cinema e a teatro, frequenta cioè diversi linguaggi e una gran pluralità di testi.
E la scuola? Quali libri assegnare per la lettura?
Ferrara suggerisce una via:“I docenti e le docenti di lettere delle medie e delle superiori dovrebbero finalmente cominciare a leggere letteratura per ragazzi di qualità, italiana e straniera. Scoprirebbero un mondo e avrebbero così una autentica passione da trasmettere ai loro allievi. Da lì gli allievi si potrebbero poi portare verso i classici, e non il contrario, come si fa adesso nelle scuole”.
La scuola propone la lettura ma poi presenta il suo compito, la scheda, i compiti, ricorda Alvisi.
Friot, anche poeta, non dimentica poesia, Viaggio verso, di Chiara Carminati, e indica due titoli italiani: un bellissimo romanzo, Mistral, di Angela Nanetti, e un giallo, L’estate fredda di Giancarlo Carofiglio. Gatti suggerisce Danza sulla mia tomba di Chambers, ma anche il fumetto E la chiamano estate di Jilian e Mariko Tamaki.
Murail pensa che non necessariamente da un insegnante debba venire un consiglio di lettura, ci sono altri spazi e altre figure come critici, bloggers, bibliotecari, amici…
A Bonfiglioli è venuto in mente, fra i tanti, il romanzo di Janne Teller, Niente, romanzo per giovani adulti, uscito da noi come romanzo per adulti: “Demolisce le certezze di un sistema di valori chiedendo a gran voce di mettere a fuoco le cose in cui si crede”.
Greppi, in chiusura, introduce il silent book, L’Approdo, di Shaun Tan, un libro dove non c’è niente da leggere, o meglio non ci sono parole da leggere, eppure “chi lo legge non può essere sedotto dalle retoriche violente tornate in voga: quelle immagini ci riportano, con immensa dolcezza, al lato più meraviglioso del nostro essere umani, ridanno valore alla vita, quella nostra e – soprattutto – quella degli altri.
Una provvisoria conclusione, anche se per me proprio da qui potremmo ricominciare.
C’è un libro inglese fra quelli citati, che in patria era uscito in una collana per ragazzi e che da noi è stato proposto da Einaudi ai lettori di ogni età. È stato un successo notevole. Racconta di un bambino affetto dalla sindrome di Asperg, un disturbo imparentato con l’autismo. Accanto a questo romanzo, come libraia per ragazzi, posso mettere molti altri titoli, ben scritti, leggibili con piacere, con partecipazione emotiva e cognitiva. Nessuno di questi ha raggiunto il successo di Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddom. Perchè? Per rispondere a questa domanda e per chiudere davvero questo bilancio servirebbero delle analisi approfondite: è entrato negli elenchi dei libri da leggere a scuola? È stato letto da molti insegnanti? C’è stato il passa parola fra i giovanissimi? Non so, azzardo… Non c’è stato passaparola, né serie televisiva che lo abbia fatto volare, come ad esempio il romanzo Tredici, di Jay Asher. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è stato letto da lettori adulti e occorrerebbe chiedere a loro, che non sono dei gran lettori, come mai certe volte lo diventano e, quasi paradossalmente, grazie a un libro per ragazzi.
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