Letteratura per giovani adulti /8 – Intervista a Paola Predicatori
1. Quando ha iniziato a scrivere narrativa destinata ai ragazzi e quale è stata la molla che l’ha spinta a scegliere proprio i giovani come destinatari privilegiati dei suoi testi?
Quando ho iniziato a scrivere, l’ho fatto senza avere bene in mente il target di lettori. C’era questa storia che mi girava in testa da un po’ e l’ho scritta – mi riferisco a “Il mio inverno a Zerolandia”. Poi ho pensato che era adatta anche a un pubblico giovane, e infatti alla fine ne è venuto fuori un crossover. Però, è vero, le mie storie hanno come protagonisti i giovani adulti, cioè quell’età di mezzo in cui si realizza in parte la personalità di ognuno; in cui ideali e realtà si scontrano e si percepisce con più chiarezza l’importanza delle proprie scelte. Nelle mie storie tuttavia si incrociano spesso due storie, una giovane e una un po’ più adulta. Mi piace il dialogo tra le generazioni, anche e soprattutto quando è assente e bisogna quindi capirne il motivo.
2. Quali sono i temi più ricorrenti nella sua narrativa e a quale bisogno comunicativo rispondono?
Prima di tutto: la scoperta di sé. C’è sempre infatti nei miei protagonisti una presa di coscienza; scoprono che ciò che fanno non è quello che vogliono fare; le persone che frequentano non sono poi così simili a loro; scoprono una parte di sé che reclama attenzione e che li spinge verso altri “territori”, ribaltando tutto. Quando poi rivolgono lo sguardo alla famiglia, realizzano che mamma e papà non sono altro che un uomo e una donna, che hanno fatto scelte, errori, che amano e soffrono, spesso ancora più “incasinati” di loro. Guardano all’età adulta e scoprono che non esistono risposte certe, scelte risolutive, e allora, prima lottano per non finirci dentro e infine trovano il coraggio di affrontare i problemi, i nodi del loro avvicinarsi all’età adulta.
Poi c’è il grande tema della libertà, che è difficilissima da gestire, oggi ancora più che in passato, con il web che, come il grande occhio di Sauron, vede tutto, un’entità alla quale non sfugge nulla. Per essere davvero liberi ci vuole coraggio – ho affrontato questo tema nel mio secondo libro “Il tuo corpo adesso è un’isola”. Per essere liberi bisogna essere disposti a concedere libertà, a essere tolleranti, e questo entra spesso in conflitto con le nostre paure. I miei personaggi, quando scoprono il valore della libertà, ne sono subito attratti, ma ne hanno anche molta paura, perché devono abbandonare il loro conformismo, devono uscire allo scoperto.
In ultimo, ma non meno importante, il tema della morte, della nostra finitezza, madre di tutte le nostre angosce, presente come dolore e come stupòre. Nei miei libri c’è sempre qualcuno che manca, un affetto che abbiamo perso e che non abbiamo curato come avremmo dovuto; allo stesso tempo però ci sono anche dialoghi che non si interrompono mai, perché l’amore li ha in qualche modo protetti.
3. Ritiene che sia cambiato il modo in cui la sua generazione ha vissuto l’adolescenza e quello in cui la affrontano i giovani di oggi?
I nodi dell’adolescenza sono gli stessi, ma molto è cambiato. Il progresso tecnologico non può più essere tenuto separato dall’età evolutiva. La mia generazione è quella che è stata giovane negli anni Ottanta e Novanta, appena vent’anni prima c’era stata la guerra, con noi in casa c’era mia nonna che ne parlava continuamente. Guardavamo al futuro con fiducia, la società dei consumi cominciava a blandirci in tutti i modi e crescere sembrava una sfida. Oggi il Novecento è il ricordo di un ricordo, la crisi ci ha fatto risvegliare in un mondo diverso, molto più duro – non che la vita sia mai stata semplice, questo no – ma è quello in cui vivono i nostri ragazzi e con cui devono fare i conti. A volte ho l’impressione che nel loro essere giovani ci sia spesso un’ombra, una scontetezza e una paura di fondo che poi emergono in mille modi. Vivono circondati da sogni in una società che poi concede loro molto poco.
4. Quali sono state le letture che l’hanno “formata” e quali sono, oggi, i modelli letterari cui si rifà?
Ho letto prima ciò che ho trovato in casa: Calvino, Fenoglio, Ginzburg, Pavese, Stern. Poi, avendo lavorato in libreria diversi anni, ho divorato di tutto, per ragazzi e non. Come scriveva Gallego: “I libri sono uomini” e mi hanno impegnato in una riflessione continua. Oggi leggo ancora tanto; mi piace andare in libreria, sedermi, prendere un bel mucchio di libri e scegliere con calma.
5. La disaffezione dei giovani nei confronti della lettura è sempre più diffusa: quali pensa possano essere sono le ragioni principali e come le agenzie educative potrebbero operare per remare controcorrente?
La lettura è come la bicicletta: occorre prima qualcuno che te la compri e che poi abbia la pazienza di stare con te mentre fai i primi tentativi, che ti accompagni dopo, quando sei più esperto. Bisogna leggere insieme ai ragazzi, e alla fine qualche seme cresce. È un po’ come Elzéard Bouffier con i suoi alberi. Le scuole dovrebbero avere tutte biblioteche ben fornite e quando non ci sono, si dovrebbero calendarizzare uscite mensili alle biblioteche del proprio comune. La lettura viene sempre concepita come un’attività in solitario, e questo le sottrae forza.
6. La scuola resta un importante baluardo per cercare di innescare un circolo virtuoso tra giovani e lettura, soprattutto facendo leva su quello spazio, insieme periferico e centrale, di libertà costituito dalle letture personali assegnate nel corso dell’anno scolastico. È in questo ambito, inoltre, si potrebbe utilmente mettere in contatto i ragazzi con la narrativa dell’estremo contemporaneo. Potrebbe indicare tre romanzi o raccolte di racconti italiani o stranieri degli ultimi vent’anni, a suo parere irrinunciabili, che proporrebbe in lettura ad adolescenti tra i 16 e i 18 anni?
- La solitudine del maratoneta, Alan Sillitoe, per conoscere un genuino personaggio ribelle, che fa della libertà il proprio traguardo;
- Agosto, ottobre, Andrés Barba, per un tuffo nel groviglio e nella forza dell’adolescenza;
- Girls, Jessica Schiefauer, un libro affascinante, dalla prosa sensuale e metamorfica come la storia che racconta.
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