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diretto da Romano Luperini

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Un bellissima storia, disegnata. A proposito di Fermo di Sualzo

 Questa estate ho avuto la fortuna di leggere Fermo, la graphic novel di Sualzo alias Antonio Vincenti (BAO Publishing, 2013) e l’ho trovata bellissima. L’ho fatta leggere ai miei due figli, uno adolescente, l’altra bambina e pur non capendolo tutto l’hanno giudicato un fumetto molto bello. L’ha letta pure mia moglie e anche lei ne è stata entusiasta: «che bel romanzo!» mi ha detto. Ho un terzo figlio che ancora non sa leggere, metterò nello scaffale Fermo in attesa di darglielo, curioso di capire in quale genere letterario vorrà collocare con il suo giudizio questo piccolo gioiello. Resta il fatto che Fermo di Antonio Vincenti è proprio una bella storia ed è senz’altro, volendo scomodare di nuovo l’etichettatura spesso artificiosa dei generi, una significativa storia di formazione.

1) Il servizio civile sulla luna

All’inizio del racconto il protagonista Sebastiano è vittima di quella forca caudina detta rinvio militare che gli universitari degli anni Novanta come il sottoscritto ricordano perfettamente: l’assillo degli esami da sostenere per non fare scattare la chiamata al servizio di leva fu la bestia nera di molti. Sebastiano «sbaglia il conto con gli esami» e si ritrova spedito per il servizio civile in un posto a distanza lunare per un umbro del lago Trasimeno come lui: Bibbiena nella limitrofa provincia di Arezzo. Ma Sebastiano è perennemente in ritardo con la vita, anche nei piccoli bivi. Appena arrivato al Comune di Bibbiena per l’assegnazione del posto dove svolgere il servizio civile riesce a farsi sfuggire immediatamente la tranquilla mansione di bibliotecario e viene catapultato nel mondo delle assistenze domiciliari per giovani con problemi psichiatrici. Sarà l’inizio di un percorso feriale di conoscenza di una fetta di mondo silenziosa ma densa, sarà il momento in cui Sebastiano inizierà a fare i conti con la sua paura di guardare dentro la vita.

 2) L’essenzialità di uno sguardo

Sono anzitutto la delicatezza e la profondità seria con cui vengono raccontati i credibili personaggi che incontra Sebastiano a colpire fin dall’inizio il lettore. Il tratto di Sualzo dialoga in continuazione con la voce del narrato. In breve ci si ritrova a vivere un’esperienza empatica soprattutto con alcuni dei ragazzi affidati a Sebastiano che, pur non rinunciando mai alla leggerezza composta di tutta la storia, apre squarci di consapevolezza sulle complessità di certi dolori silenziosi e nascosti al mondo. Bibbiena da questo punto di vista diventa il contenitore ideale, un punto d’osservazione lontano dai parossismi delle narrazioni che ci rintronano continuamente, capace di restituire l’essenzialità di uno sguardo che sia vero nella sua onestà. A tutto ciò fa da contrappeso la vicenda dell’evoluzione interiore del protagonista Sebastiano, dalla necessità di assumere spessore di fronte alla vita e di domandargli senso, fino e inevitabilmente al coinvolgimento in quel percorso di Giulia, la fidanzata lasciata in riva al Trasimeno. Senza nulla svelare al lettore, che mi auguro incontri questa storia, quell’equilibrio sottile e leggero che comprende anche il dramma porterà finalmente Sebastiano a restare fermo per la prima volta nella vita, ma in attesa di potere iniziare davvero ad andare.

3) Raccontare per sottrazione

Il lascito prezioso di Fermo a lettura conclusa è la sensazione di positività che rimane. Lo dico così e senza la minima remora di incappare nella possibile retorica di un giudizio assolutamente felice e senza ragioni contrarie. Fermo è una storia riuscita che regala un’ora di riflessione, di sorriso, di percezione di quanto troppo spesso ci si dimentichi di certe complessità silenziose della vita. Senza clamori, senza alzare la voce, senza provocare la vista. Ci si ritrova alla fine a pensare a quella storia delicata e a ringraziare chi ha avuto il coraggio di regalarcela trattandosi, questo si intuisce fin dall’inizio, di qualcosa che ha molto a che fare con la memoria reale e privata dell’autore. Ma del resto non è la prima volta che Antonio “Sualzo” Vincenti ci regala piccoli gioielli, spesso in un sodalizio per certi versi unico nel nostro panorama culturale con la moglie, narratrice e poetessa, Silvia Vecchini. Leggere Disegni Di Versi (‘round midnight edizioni, 2016) per credere.

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