Gli scrittori dell’America Latina/ Scrittori del mondo 6
Oggi iniziamo la pubblicazione della mappa degli scrittori contemporanei dell’America Latina. Invitiamo i nostri lettori ad integrare e ad arricchire questa prima selezione, utilizzando i commenti per indicare altri nomi di autori del nuovo millennio che ritengono significativi, raccontando la propria esperienza didattica, condividendo le proprie letture o suggerendone altre.
Isabel Allende
Isabel Allende (Lima, 1942), scrittrice cilena, è le massima autrice di bestseller dell’America Latina, con un successo di pubblico superiore persino a quello di Marquez, da cui riprende il “realismo magico”, che mescola e confonde le gerarchie tra reale e fantastico, mettendo i due piani sullo stesso livello. Il suo romanzo più riuscito è La casa degli spiriti del 1983, che è anche il suo libro più politico: narrando le vicende di tre donne di generazioni successive (Clara del Valle, Blanca e Alba) e il loro rapporto con il latifondista Esteban Trueba, Allende racconta le tappe che hanno portato alla formazione delle dittature militari in Sudamerica (e, in particolare, in Cile). Nella Casa degli spiriti il piano della Storia collettiva è sostanzialmente estraneo allo spazio del magico, che resta confinato nell’ambito privato delle relazioni famigliari. Così all’universo femminile fantastico e incantato si contrappone un mondo esterno spietato, costituzionalmente maschile, segnato dalla morte, dalla malattia, dalla povertà, dalla prepotenza. Alla fine anche il fragile e salvifico orizzonte della casa viene violato dall’irruzione violenta della Storia. L’ultima, residua speranza di riscatto (e di vendetta) è allora affidata alla scrittura: scampata alle torture, Alba decide di riordinare gli appunti della nonna Clara per riuscire «a vedere il rapporto tra gli eventi».
Roberto Bolaño
Roberto Bolaño (1953-2003) è uno poeta e romanziere cileno che sfrutta gli ingranaggi della detective story per dar vita a narrazioni sontuose e visionarie che indagano il caos della storia, mescolando registri diversi. L’universo di Bolaňo, animato dal continuo scambio tra vita e letteratura, è popolato di personaggi e di situazioni che migrano da un libro all’altro. Si tratta di personaggi eccentrici, di outsider che vivono ai margini della società: vagabondi, criminali, prostitute, poeti e narratori che si trasformano in investigatori per esplorare il mistero del male. Nel romanzo Detective selvaggi del 1998 Ulises Lima e Arturo Belano, due poeti che hanno aderito all’avanguardia del «realvisceralismo», vanno alla ricerca della misteriosa ispiratrice del loro movimento: una poetessa messicana di cui si sono perse le tracce. Questa narrazione corale e policentrica, aperta e chiusa dal resoconto diaristico dell’enigmatico García Madero, procede attraverso un accumulo di episodi, riferiti da cinquantatre voci narranti diverse. L’ultimo romanzo di Bolaňo, intitolato 2666 e pubblicato dopo la morte del’autore nel 2003, ne rappresenta una sorta di seguito ideale.
Paulo Coelho
Paulo Coelho, nato a Rio de Janeiro nel 1947, è giornalista, autore di testi di canzoni, di programmi televisivi e di romanzi di grande successo. Il suo primo libro Il cammino di Santiago (1987) è il resoconto autobiografico di un pellegrinaggio a Santiago de Campostela; ma il successo mondiale arriva nel 1988 con L’alchimista, storia di un giovane pastorello andaluso che, sotto la guida del vecchio Alchimista, intraprende un cammino mistico di crescita e di conoscenza. A questo bestseller ne seguono molti altri, pubblicati con cadenza quasi annuale: si tratta di libri improntati ad una sorta di spiritualità new age, che intendono offrire ai lettori spunti di riflessione da approfondire in una meditazione personale.
Carlos Fuentes
Carlos Fuentes è uno scrittore messicano, nato però a Panama nel 1928. Il suo libro più celebre è La morte di Artemio Cruz, pubblicato nel 1962. Dal 1962 a oggi Fuentes ha pubblicato una grande quantità di altre opere, ma questo romanzo giovanile continua ad avere un valore esemplare perché compendia i temi e le strategie formali che caratterizzano la sua lunga ricerca narrativa: la lettura ironica e allegorica della storia latinoamericana, con la spietata critica della rivoluzione messicana, l’impegno etico, la tensione verso il mito e il simbolo, lo stile sontuoso e barocco. La morte di Artemio Cruz è una vertiginosa riflessione sul potere e sulla morte. Protagonista e voce narrante del romanzo è l’ambizioso Artemio Cruz che, dal letto di morte, tenta di tracciare il proprio bilancio esistenziale, rievocando in modo frammentario e caotico i momenti culminanti della sua vita. Da giovane rivoluzionario Artemio Cruz si è trasformato in uno degli uomini più potenti e più temuti del Messico: il suo percorso biografico si evolve di pari passo alla contraddittoria vicenda politica di una terra, il Messico, che ha rinnegato il suo passato. Così, attraverso la narrazione dell’ascesa e della caduta di questo eroe ambiguo, Fuentes ci racconta la crisi di un intero popolo.
Eduardo Galeano
Eduardo Galeano (Montevideo, 1940) è uno scrittore e giornalista uruguayano. La sua opera di maggior impegno è il romanzo in tre parti Memoria del fuoco, pubblicato nel 1982. Si tratta di una narrazione che ripercorre per episodi emblematici e scene culminanti l’intera storia del Nuovo Mondo, dalla conquista europea ai giorni nostri. Combinando ricostruzione storica e invenzione, intrecciando le antiche leggende ai documenti d’archivio, Galeano ci restituisce l’affresco epico e insieme poetico di un mondo che ancora oggi è in cerca della sua identità.
Gabriel García Márquez
Gabriel García Márquez (nato in Colombia nel 1927) è il narratore che, più di ogni altro, ha contribuito a far conoscere nel mondo la letteratura latinoamericana, sintetizzandone meravigliosamente le caratteristiche nella continua oscillazione tra utopia e catastrofe, tra storia e mito. Cent’anni di solitudine, pubblicato nel 1967, raffigura nelle vicende di una famiglia, i Buendía, e di un paese immaginario, Macondo, l’intero destino dell’America Latina. Il successo planetario di Cent’anni di solitudine ha offerto ad altri scrittori del Terzo Mondo un nuovo modello romanzesco, alternativo a quello della tradizione europea e basato sul “realismo magico”, che mescola il realismo al fantastico. In Cent’anni di solitudine l’impressione di una mescolanza dei piani è suggerita dalla ciclicità e dalla ripetizione: lo stile ha un andamento formulare che ricorda l’epica antica; gli stessi nomi e gli stessi tratti caratteriali qualificano personaggi di generazioni diverse; anche il tempo sembra avvolgersi su se stesso, in un eterno ritorno di situazioni identiche, fino alla vertigine della reversibilità. Il grande tema della solitudine, che è insieme solitudine del singolo individuo e di un intero continente, è il filo rosso che lega il romanzo del 1967 ad altri libri importanti di García Márquez, come L’autunno del Patriarca, che svolge una riflessione sulla solitudine del potere ripercorrendo a ritroso la vita di un dittatore di straordinaria longevità, e Cronaca di una morte annunciata, dove la solitudine diventa indifferenza collettiva. Infine L’amore ai tempi del colera è una storia sul difficile superamento della solitudine (i due protagonisti vivranno il loro amore solo da vecchi, dopo tutta una vita trascorsa nell’incomunicabilità).
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