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diretto da Romano Luperini

Inchiesta sulla letteratura Working class/3 –Sandro Sardella

A cura di Morena Marsilio e Emanuele Zinato

Continuiamo l’inchiesta sulla letteratura working class avviata con Ferruccio Brugnaro, dando voce ad altri poeti. Le domande che abbiamo rivolto loro sono le seguenti: ciascuno è stato libero di rispondere alle singole questioni o con un testo unico.

  1. Come ti rapporti alle categorie in questione? Ritieni che la tua scrittura possa rientrarvi?
  2. Come scrittore/ scrittrice svolgi due lavori: uno è il tuo lavoro “salariato/dipendente”, quello che ti dà da vivere; laltro è invece quello della scrittura. Come vivi questa duplice identità e come riesci a conciliare i due mestieri?
  3. Con quali scelte formali metti a tema il lavoro e una condizione di classe? Più in particolare quali generi, strumenti espressivi e forme (memoria, autobiografia, romanzo, personal essay, poesia, graphic novel) ritieni più appropriati per rappresentare questa condizione?
  4. Quali letture hanno avuto maggiore importanza per la tua formazione e qual è il tuo rapporto con la tradizione letteraria? Ci sono autori e autrici che sono diventati per te dei punti di riferimento? Hanno contato o contano di più autori italiani o stranieri?
  5. L’accesso a pratiche culturali tipiche dei ceti medi per chi proviene da un contesto familiare subalterno può produrre un senso di perdita delle origini – quella “melanconia di classe” di cui parla Cynthia Cruz nell’omonimo saggio – e la percezione di essere un “transfuga di classe”.  Come vivi questa situazione di ambivalenza?
  6. Perché scrivi? Per chi scrivi? Come sei arrivato a scrivere? Come rispondi alla tendenza dell’industria editoriale a cercare di adattare il racconto della classe a quel paradigma vittimario che Prunetti definisce “misery porn”?

Sandro Sardella ha risposto con il testo che proponiamo.

Le pubblicazioni dell’inchiesta continueranno con cadenza quindicinale.

ho fatto l’operaio metalmeccanico dal 1974 al 1982 alla Gilera-Piaggio di Arcore ..
poi sono stato turnista allo smistamento in Poste italiane a Varese dal 1985 al 2010
.. ho scritto volantini di poesia che distribuivo ai cancelli della fabbrica .. con Corrado
Levi nel 1977 “Bi/lot”- fanzine maodada con una marcata traccia operaia .. nel 1979
per i “Quaderni di Dalle Cantine” a Architettura a MI: “Sandrino operaio stupidino”
(una sorta di autobiografia di un giovane operaio con collage filastrocche poesie
lettere brevi racconti monologhi deliranti .. formato A4 pinzato)
.. nel 1980 con Giovanni Garancini abbiamo fondato “abiti-lavoro” – quaderni di
scrittura operaia ..facendo nascere una esperienza individuale e collettiva durata
sino al 1993 con una redazione con Ferruccio Brugnaro, Michele Licheri, Roberto Voller,
Giovanni Trimeri, Claudio Galuzzi, Franco Cardinale, Oscar Locatelli, Pasquale Emanuele,
Gisa Legatti, Mario Dentone .. (vedi: Monica Dati : “Si dovrebbe insomma pensare a
dei poeti operai” – L’esperienza della rivista “abiti-lavoro” 1980/1993 – tab edizioni
Roma – 2024 ..vedi: Antonio Catalfamo: “Il Calendario del Popolo N.730 “- Poeti operai
maggio 2008- MI .. A.Catalfamo: “Letteratura e cultura dei ceti subalterni in Italia” –
Edizioni Solfanelli – 2012 – Chieti)

facendo il salariato ho potuto scrivere quel che mi ostinava senza menate politiche
sindacali o mode e maneggi editoriali .. e poi ho sempre preferito la strada i sentieri
i luoghi non deputati alla cultura .. e per il fatto di scrivere di essere acculturato non
mi sono mai sentito superiore ai miei simili .. ho osato pensare e fare scrittura dentro
un mondo spesso escluso dalla cultura .. non mi è mai fregato di scrivere per gli
addetti ai lavori e .. non mi sento “transfuga di classe” ..

sono più un poeta .. dipingo .. faccio collage .. sono tanti gli strumenti per esprimere
se stessi e la propria condizione .. l’intreccio tra cultura alta e cultura bassa .. il rubare
è esilarante per creare una presenza “working class” pirotecnica di lotta e di classe ..

quali letture? .. il mio è un incontrare un saccheggiare .. amare sprofondare .. la Beat
Generation le Avanguardie del ‘900 il Rock il Blues i Movimenti politici e contro culturali
degli anni ‘60/’70 del secolo scorso .. mi hanno contagiato Guerrazzi, Di Ciaula, Brugnaro,
Di Ruscio .. Cesare Pavese, Bilenchi, Manganelli .. il gruppo ’63 .. Balestrini, Testori,
Gadda,Tondelli, Corrado Levi, Roversi, Majorino, Piero Santi, Caproni, Penna, Sbarbaro,
e due donne sono state importanti…Emily Dickinson e Marguerite Duras…
Comisso, Palazzeschi,Sante Notarnicola, Gianni Celati .. Artaud, Jabès, Genet, Renè Char, ..
Jack Hirschman,Ferlinghetti, Amiri Baraka .. gli Skiantos .. ecc ecc.
(Jack Hirschman è stato un grande incontro durato dal 1993 alla sua morte nel 2021 ..
poeta statunitense tra i maggiori di questi ultimi decenni .. “american poet comunist
agit-prop “.. la sua storia è ricca lunga .. mi ha tradotto pubblicato in California ..
e nel 2012 mi ha invitato all’International Poetry Festival il San Francisco ..)

perché scrivo? perché respiro mangio bevo cammino dormo etc .. mi ascolto dentro
ascolto fuori rubo parole immagini suoni colori li impasto .. tento di dare valore alle
parole ai segni stritolati dal nel baillame che ci invade ..
per chi scrivo? per me per i miei simili .. compagni di lavoro di lotta di idee di classe
.. gente che sta sotto senza potere senza parola rincoglionita dal consumo
.. scrivo contro lo stato presente dove il lavoro è una merda senza diritti e ci si
muore pure scrivo perché c’è un passato che si vuole chiudere definendolo
anni di piombo cancellando la ricchezza in tutti i campi di quegli anni ..ma lontano
da mene nostalgiche da lamentazioni o pietismi ..con dignità in un gentile
lottare con ironia liricità .. è bello vedere in una lettura qualcuno/a che con
emozione condivide le mie poesie ..

figlio di emigranti veneti in Lombardia padre muratore madre casalinga .. dai preti
e dalle suore ho imparato a scrivere a amare la lettura .. ho fatto ragioneria ma non
ho mai praticato .. autodidatta incallito come una rana salto qua e là incontrando
scintille di cultura underground che mi entusiasmano e mi alimentano ..
evito protagonismi e protagonisti del consumo editoriale .. qualcosa sbircio con
i prestiti bibliotecari .. non sopporto le classifiche i recinti .. i tromboni copia incolla
i portaborse i ruffiani i carrieristi i fascisti i compagni rinnegati ..

la mia scrittura l’esperienza di “abiti-lavoro” .. la letteratura è un’impresa che mette
in salvo ciò che è destinato a svanire ..
nel silenzio che circonda il lavoro passato della rivista e il fare di tanti che scrivono ma
sono fuori da parametri editoriali o accademici .. è una bella cosa che i nuovi salariati
si riconoscano nelle nostre esperienze di scrittura .. è bello vederli scoprire che c’è
altro oltre la narrazione ufficiale del potere economico e culturale .. è bello che il
nostro fare sia utile ancora per sognare e lottare per un mondo contro la guerra
contro il razzismo contro l’ingiustizia ..

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