Disturbi specifici dell’insegnamento (Nota sulle recenti disposizioni di legge europee)
Con apposita nota (n. 48bis, 6/2/24), il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha comunicato l’intenzione di avviare anche nelle scuole italiane una sperimentazione relativa al Progetto Europeo di Inclusione e Benessere dei Docenti (TIWEP Teacher’s Inclusion and Welness European Plan), avviato con Raccomandazione (n. 1024, 19/3/21) dal Consiglio Europeo.
Il primo passo in questa direzione è rappresentato dall’adozione nelle scuole partecipanti alla sperimentazione del quadro elaborato dall’OMS per l’osservazione degli Specific Teaching Disorders (Disturbi Specifici di Insegnamento). Per le scuole che delibereranno la loro adesione, si prevede una prima fase di formazione del personale docente, che sarà guidato da tutors psicologici individuati dagli USR nel riconoscimento del o dei propri disturbi specifici, in uno screening congiunto con il Ministero della Salute.
Evidenze scientifiche
Mentre scriviamo, l’OMS ha raccolto dati e inserito nel suo prontuario otto manifestazioni di “disordine” psicologico e cognitivo nell’attività del corpo docente, di cui nella tabella sottostante si riporta la sintetica definizione clinica, con i relativi codici di certificazione internazionale:
CODICE | DEFINIZIONE | DESCRIZIONE |
STD1 IRD | Insufficiency Recover Disorder (Disturbo da Recupero degli Insufficienti) | Si manifesta con una continua preoccupazione del docente per il recupero di tutte le valutazioni insufficienti, vissute come colpe personali e nel timore di provocare danni irreparabili all’autostima, al saper fare e al saper essere del valutato. In casi estremi, il docente prepara fino a quattro verifiche alla volta, per anticipare esami della patente, malori ai nonni, mezzi in ritardo e altre possibili calamità naturali, come ad esempio un voto negativo. |
STD2 MOD | Minimal Objectives Disorder (Disturbo da Obiettivi Minimi) | Si manifesta attraverso la costante preoccupazione di ridurre contenuti e abilità legate alla disciplina di insegnamento, in vista dell’obbligo morale di consentire a tutti gli studenti di raggiungere il successo scolastico, soprattutto a quelli che non hanno il minimo interesse ad apprendere alcunché. In casi estremi, i contenuti si riducono alla recitazione delle lettere dall’alfabeto (Italiano) o dei numeri, solo fino a 10 (Matematica). |
STD3 FRTD | Foreign Return Traumatic Disorder (Disturbo Traumatico da Ritorno studente all’Estero) | Si manifesta al ritorno degli studenti da un anno di studi all’estero, in particolare quando sia stato trascorso in Paesi dall’ordinamento del tutto diverso da quello italiano e il docente debba trasformare i voti ottenuti in “Criminologia contemporanea”, “Pallavolo 2” e “Danze tribali Cheyenne” in crediti scolastici italiani. |
STD4 CDPD | Conversation with Divorced Parents Disorder (Disturbo da Colloquio con Genitori Divorziati) | Si manifesta nei frequenti casi in cui chi insegna deve sostenere per uno stesso studente due (in casi di nonni separati, tre/ quattro) colloqui, trovandosi con tutta evidenza a parlare di persone che portano lo stesso nome ma non sono la stessa persona. In casi gravi, il docente, al ritorno a casa, fatica a riconoscere il coniuge o i figli. Sono stati registrati casi in cui colloca sul tavolo, all’inizio del colloquio, il cartello “The doctor is in”. |
STD5 FPD | Forgotten Password Disorder (Disturbo da Dimenticanza della Password) | Si manifesta inizialmente ogni volta che il docente deve digitare la password per utilizzare una tecnologia sul lavoro. In una seconda fase, chi ne soffre si convince che qualsiasi strumento debba comportare la digitazione di un’apposita password. In casi estremi, chi ne è affetto fa montare apposite tastiere sul volante dell’auto, sul frigorifero, sulla lavatrice, in modo da potersi convincere di aver sbloccato l’oggetto da utilizzare. |
STD6 THD | Thirty Hours Disorder (Disturbo delle Trenta Ore) | Ѐ legato alla recente introduzione di nuove forme di Educazione (Civica, Affettività”) o di Didattica (Orientativa), generalmente accompagnate dal riferimento al numero simbolico medievale 3 (e ai suoi multipli magici 30 e 33). Chi ne è affetto si convince che nessuna attività seria possa essere svolta in meno di 30 ore, ma soprattutto senza essere accompagnata da apposita scheda di Progetto e successiva Rendicontazione. |
STD7 FID | Forced Inclusion Disorder (Disturbo da Inclusione Coatta) | Determinato dal timore di chi insegna di non essere sufficientemente aperto, comprensivo e inclusivo, il disturbo induce il docente a accogliere in classe durante le lezioni parenti degli allievi fino al terzo grado, animali domestici di affezione (anche cani abbandonati), peluche, amici e amiche del sabato sera, consumando allegramente insieme cibi e bevande. |
STD8 BWFAIDD | But Why Fuck Am I Doing Disorder (Disturbo del Ma Perché C***o lo Sto Facendo?) | Grave disordine cognitivo, che sovverte il corretto approccio logico alle operazioni utili al funzionamento dell’istituzione scolastica, anteponendo il “Perché” al “Come”. Si manifesta con particolare gravità in persone coinvolte nei progetti PNRR quando, dovendo scegliere nel catalogo IKEA gli arredi dell’aula o in quello di una ditta di vernici i colori delle pareti dell’aula immersiva, iniziano a urlare appunto “Ma perché c***o lo sto facendo?!”, fino all’arrivo dell’ambulanza. |
PDPD: una nuova stagione
Alla fase conoscitiva e sperimentale seguirà l’introduzione nell’ordinamento scolastico di appositi Piani Didattici Personalizzati per i Docenti (PDPD), il cui formato è attualmente in via di avanzata progettazione. Come per gli omologhi Piani redatti per gli studenti, anche questi PDPD potranno prevedere misure dispensative e compensative, in relazione alla situazione clinica di ciascun docente.
Alcuni esempi possono essere utili a comprendere la portata di questa novità normativa.
A docenti affetti da STD3 (spesso congiunto a lievi manifestazioni di STD1 e STD2) non potranno essere affidate classi impegnate in frequenti soggiorni all’estero, in scambi legati al progetto Erasmus, o che presentino alta frequenza di attività svolte con la metodologia CLIL. In vista dell’auspicabile approvazione della Legge sull’Autonomia Differenziata, si potrà, in base agli accordi specifici stipulati da ciascuna Regione con lo Stato centrale, immaginare di creare in ciascuna scuola classi internazionali, classi nazionali e classi locali, rassicurando la psiche di docenti fragili con il ricorso esclusivo a linguaggi della tradizione. In Piemonte, ad esempio, è già attivo in questa prospettiva, accanto al Progetto Erasmus di mobilità europea, il Progetto “Bogia nen” di immobilità regionale.
I casi più gravi di STD6, il “Disturbo delle Trenta Ore” potranno essere trattati esentando singoli docenti o interi consigli di classe (che la norma definisce CCD, cioè Consigli di Classe Differenziali) dalla partecipazione alle varie attività legate alle diverse Educazioni previste dal PTOF dell’istituzione scolastica. In particolare, quando il disturbo si sia manifestato nelle sue forme più gravi, quali la pretesa di applicare la logica delle 30 ore alla vita quotidiana, con gravissimi scompensi alimentari e danni all’apparato riproduttivo, dovendosi dedicare 30 ore a ogni pasto o rapporto sessuale.
A queste e simili misure dispensative si accompagneranno adeguate misure compensative. In particolare, in sinergia fra Ministero dell’Istruzione, della Salute e della Sovranità Alimentare, è allo studio l’idea di potenziare il benessere docente attraverso la somministrazione controllata di buon cibo e vino – naturalmente italiano – ai docenti che ne facciano richiesta motivata. Anche in questo caso, il Piemonte è all’avanguardia, con il progetto “LA SCUOLA Ѐ DOLCE(TTO)”, sponsorizzato dai produttori vinicoli delle Langhe.
Dolcetto o scherzetto
A conforto di chi ci fosse cascato, chiarisco che non una sola parola di quanto ho scritto è vera: è uno scherzo.
Tuttavia, se anche solo per qualche istante chi legge ha pensato possibile l’incredibile, è perché la scuola è mossa ormai da tanti anni da logiche burocratiche e organizzative che nulla hanno a che fare con il senso profondo di quel che si apprende e si insegna, o con l’anima delle persone che la abitano.
Come scrive Dostoevskij nella pagina iniziale di “Memorie del sottosuolo” (si parva licet componere magnis) il protagonista delle memorie non esiste in realtà, ma può e addirittura deve esistere, perché rappresenta in modo esemplare il tipo d’uomo che la società contemporanea produce e desidera. Forse la stessa cosa vale per gli insegnanti disturbati qui descritti.
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